Menu

     

Quale futuro per l’embrione umano? Riflessioni sulla fecondazione artificiale e sulle sue derive

Quale futuro per l’embrione umano? Riflessioni sulla fecondazione artificiale e sulle sue derive

Il Ministero della Salute  nella relazione del 2014 relativa ai dati sulla fecondazione artificiale in Italia, ci ha consegnato una serie di dati statistici su cui dobbiamo tutti riflettere.

La perdita embrionale certificata è di 95.506 embrioni, pari al 90.68%, vale a dire, che solo 1 embrione su 10 riesce a sopravvivere e il numero dei parti era a 8.127, relativo al 14.92% delle coppie trattate e considerando il numero dei parti per ciclo, scende ulteriormente al 13.2%.

Sempre nella stessa relazione si registra la perdita embrionale dopo scongelamento di 92.96%. I dati riportati da Humann Reproduction del 2010 sulla diagnosi pre-impianto riportava un dato del 97% di embrioni morti su 38.000 biopsie pre-impianto. Le prime conclusioni che possiamo trarre è che la fecondazione in vitro diventa la prima causa di morte certificata degli embrioni in Italia.

Nel British Medical Journal del 2014 tre grossi Centri (Amsterdam in Olanda, Aberdeen in Scozia e Adelaide in Australia) si sono posti il problema se la fecondazione in vitro presenti realmente una terapia, visto l’alto costo di vite umane che è fortemente correlata al suo uso. Un autore (Esme I.Kamphuis) si chiede giustamente se non stiamo sopravalutando la fecondazione in vitro come terapia della sterilità (Are you using IVF? – B.M.J. 2014) tutto questo perché non solo il tasso di successo è realmente basso con altissimo costo di vite umane ma anche perché una meta-analisi su 124.468 trattamenti di fecondazione artificiale (ICSI – FIVET) ha dimostrato un aumento di malformazioni fetali. Nonostante questi dati oggettivi certificati dalla letteratura internazionale, la fecondazione artificiale finalizzata alla ovodonazione è aumentata negli ultimi 15 anni dal 29% al 48%.

Ma i contributi internazionali relativi all’ovodonazione e alla super ovulazione, nelle tecniche di fecondazione artificiale, evidenziano chiaramente come ci sia un aumento del rischio del tumore del seno (I.M. Krul et al. - Europan Journal of Cancer,2015, registro olandese sul cancro). In questo contributo si evidenzia nettamente che il rischio di tumore al seno aumenta di circa 2 volte per gravidanze multiple con più embrioni trasferiti. L’International Journal of Cancer (marzo 2015) in uno studio condotto tra il 1984 e il  2010, utilizzando il registro norvegese, e ha mostrato un aumento del tumore del seno di 1.35% quando il follow up supera i 10 anni. Un altro contributo apparso sulla rivista Breast Cancer Research, 2015, conferma che in una meta-analisi di 20 lavori degli ultimi 20 anni in relazione al trattamento con fecondazione extracoroporea preparata dalla super ovulazione si evidenzia un aumentato di rischio di cancro al seno nel 65% dei lavori.

Altre problematiche riguardano la perdita della fertilità successiva dell’ 11.5% dei casi nelle donatrici di ovuli ( SÖderstrÖm Anttilav et al. - Human Reproduction, 2016)nonché i casi di morte vera e propria legata a complicazioni per il prelievo degli ovuli (Jessica Wing morta a 34 anni, Sushma Pandey morta a 17 anni, Premila Vaghela morta a 30 anni con 2 figli, e Brooke Lee Brown, 35 anni morta incinta di 2 gemelli che portava come madre surrogata) ma la letteratura scientifica ha analizzato anche i rischi delle madri che ricevono gli ovuli e da una meta-analisi di 19 studi, dal 1989 al 2015, per un totale di 86.515 gravidanze, si è rilevato un aumentato di rischio di ipertensione gestazionale e di preeclampsia  per gravidanze ottenute con ovodonazione (Masoudian et al., American Journal… 2015).

In un altro studio del 2014 (Sekhon L.H., Fertil Steril) c’è un rischio aumentato più del doppio di ipertensione e di preeclampsia in chi ha effettuato l’ovodonazione. Un contributo particolare (Corradetti A. et al., Pregnancy Hypertension Journal, 2012) rileva che nelle gravidanze con ovodonazione c’è un incidenza molto alta di placenta acreta (28%) e questo aumenta il rischio non solo di taglio cesareo ma anche di complicanze emorragiche con successiva perdita dell’utero. Tutte queste problematiche non sono solo legate a un’età avanzata della donna che riceve gli ovuli ma, sono anche, indipendenti dall’età perché si verificano in donne giovani e senza comorbilità (Elenis, et al.,B.M.C. Pregnancy and Childbirth, 2015).

Infine, una meta-analisi di 23 studi (Adams DH et al. Journal 2015) ha dimostrato un aumentato rischio di neonati con bassissimo peso alla nascita e di parti pre-termine e quindi di rischio neurologico per questi bambini.

Parlando alla riunione annuale dell’American Association for the Advancement of Science (Associazione americana per l’avanzamento della scienza), a Washington DC, il dottor Pascal Gagneux della University of California, ha detto che gli effetti a lungo termine della fecondazione in vitro sono ancora in massima parte da chiarire.

“… Stiamo facendo un esperimento evolutivo … Lo paragonerei al ‘cibo spazzatura’ inventato dai fast food americani e allo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio: ci sono voluti 50 anni, è stato considerato fantastico, gustoso, economico, e ora negli Stati Uniti i giovani sono più bassi, obesi, con tutte le patologie connesse, e muoiono prima. Ma ci sono voluti 50 anni per capirlo.

Tutte queste considerazioni in cui la scienza ha parlato ci pongono dinanzi a una grande responsabilità omissiva: non informare correttamente significa rubare la libertà di scelta ma significa anche rubare la dignità delle donne, delle mamme, delle famiglie e della loro salute fisica e psicologica. Noi crediamo che verità e scienza devono essere coniugate nella stessa modalità per fare un servizio alla persona umana.

Giuseppe Noia

Pubblicato su La Verità del 17/11/2016
"La fecondazione in vitro fa (molto) male"

 

 

Share/Save/Bookmark back to top

Via Francesco Albergotti, 16 - 00167 Roma - P. IVA/C.F.: 13470371009

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.
Gli autori non hanno alcuna responsabilità per quanto riguarda i siti ai quali è possibile accedere
tramite eventuali collegamenti, posti all’interno del sito stesso, forniti come semplice servizio a coloro che visitano il sito.
Lo stesso dicasi per i siti che eventualmente forniscano dei link alle risorse qui contenute.

Copyright 2016 - Tutti i diritti riservati

Politica dei Cookie | Note Legali | Disclaimer |Web Mail | Mappa del Sito                                                          Fondazione Onlus "Il Cuore in una Goccia" © - Tutti i diritti riservati - Powered by 

 

Il presente sito fa uso di cookie che consentono di fornire una migliore esperienza di navigazione