Storia di Rebecca
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Cari amici,
chi già ci conosce ed ha avuto modo di partecipare a qualche incontro organizzato dalla nostra Fondazione, avrà già ben chiaro il motivo per cui abbiamo deciso di raccontare, anche attraverso il nostro sito, le storie di alcune delle famiglie che hanno scelto di “accompagnare” i loro bambini malati.
Non c’è nessuno strumento in grado di spiegare il senso dell’esistenza del Cuore in un Goccia, di quello che fa e del modo in cui opera, meglio di queste storie; ancor più se il racconto proviene direttamente dalle mamme e dai papà di questi piccoli angeli.
Basta una sola di queste storie per dare tutte le risposte sul perché della scelta di queste famiglie, su cosa si deve affrontare e su dove si arriva. In esse trova sfogo un fiume di sentimenti ed emozioni: il rifiuto della malattia, i mille dubbi, le paure e le angosce, l’incomprensione della società e della famiglia, la solitudine e il dolore, fino ad arrivare ad un’inspiegabile trasformazione; quest’ultima, ha inizio nel momento della scelta di lasciar “scorrere la vita" rimettendosi al volere di Dio; si evolve attraverso un incondizionato amore per il proprio bambino malato, che diventa egli stesso la forza che sostiene i genitori nell’affrontare gli ostacoli che la malattia, ogni giorno, pone loro davanti; e sfocia, infine, in un senso di pace e serenità che appare, agli occhi di chi legge, come assolutamente disarmante, considerato il durissimo percorso affrontato.
In questi racconti, i genitori “testimoni” mettono a nudo il proprio cuore e la propria anima, narrando e descrivendo, con dovizia di particolari e senza filtri, i loro pensieri e sentimenti in ogni momento della loro esperienza; ed è probabilmente questa autenticità a rendere la loro narrazione di enorme impatto emotivo.
Ecco perché pensiamo che sia fondamentale condividere con più persone possibili il racconto di queste esperienze: affinché siano strumenti di comprensione dell’immenso valore della Vita e aprano alla riflessione su di essa e sul mistero che la avvolge; affichè possano aiutare altre famiglie nelle stesse condizioni; affinché mettano in dubbio lo schema culturale, oggi dominante, “della perfezione” come condizione di esistenza dell’essere umano.
Storia di Rebecca
“Non è vero che è insopportabile seppellire il proprio bambino… Altre sono le cose vere e cioè che se ami fino alla fine è l’amore per tuo figlio che continuerà a farti vivere! È la pace di aver lasciato che Dio operasse nella tua storia a darti ogni giorno la forza per andare avanti!”
Inizia così il racconto di Francesca, mamma di Rebecca, una piccola “santa”, il dono di Dio che ha cambiato per sempre la vita dei suoi genitori e di tutta la sua famiglia.
La loro storia inizia nel 2012. Francesca e Salvatore, già genitori di Giada, scoprono con immensa gioia che un altro bambino sarebbe arrivato per completare la loro famiglia.
Un amore grandissimo avvolse questa creatura fin dall’inizio, fin da quando era appena un puntino. La gravidanza procedette senza problemi e Francesca e Salvatore decisero, per non correre rischi, di non eseguire esami invasivi come l’amniocentesi o la villocentesi, sia perché non ne era stata riscontrata la necessità, sia perché erano comunque convinti che avrebbero accolto questa nuova vita così come Dio l’aveva pensata per loro.
L’11 marzo 2013, alle 14:10 nacque Rebecca, una bimba bellissima. La sua nascita, un momento unico nella vita della sua famiglia. Così lo ricorda la sua mamma:
“La prima volta che l’ho vista, la prima volta che me l’hanno avvicinata al cuore, il primo bacio che le ho dato sono tra i momenti più belli della mia vita: non li scorderò mai! Anche ora il ricordo di quegli attimi mi riempie il cuore di gioia … Era bellissima la mia bambina, che mi guardava con gli occhi più belli del mondo e mi confermava il grande amore del Signore per noi; quasi stentavo anche a credere fosse vera, vista la grandezza di quel miracolo chiamato maternità …”;
ma quello splendido sogno venne subito infranto da un medico che li mise al corrente che Rebecca era nata con gravi problemi e che doveva essere trasferita alla più vicina TIN (Terapia Intensiva Neonatale), quella dell’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza.
La diagnosi fu devastante: TRISOMIA 18… INCOMPATIBILE CON LA VITA. I medici non seppero indicare l’evoluzione della malattia, l’unica certezza era che la piccola sarebbe morta.
Quel responso, al pari di una pugnalata, colpiva Francesca e Salvatore nel loro cuore di genitori innamorati della loro bambina, gettandoli nel buio più totale. La disperazione e la paura sembrarono sopraffarli e cercarono disperatamente aiuto: in famiglia, negli amici, nel personale medico e sanitario della TIN di Cosenza, su internet, per trovare associazioni che si occupavano di questi casi; cercavano speranza e conforto, per condividere il proprio dolore con qualcuno, per alleggerire quel peso enorme che li stava schiacciando; perché, condividere con gli altri, poteva essere la strada per affrontare il dolore che stavano vivendo, il più forte che si possa immaginare. In quel momento di grande debolezza e fragilità, però, fu soprattutto la Fede a sorreggere questa famiglia; una famiglia che, forse già allora, aveva iniziato a comprendere il senso vero e profondo di ciò che stava accadendo, lasciando che il progetto di Dio si compisse. Tantissime furono le persone a prodigarsi per loro, cercando di aiutarli in ogni modo, ognuno secondo la propria sensibilità e capacità. Un’onda d’amore che li sollevava per evitare che affogassero nel mare della sofferenza e, man mano che vivevano la loro croce, se ne palesava sempre di più il significato.
Reby venne battezzata alla Tin il 23 Marzo 2013. Per 33 giorni lottò per la vita con accanto i suoi genitori che la coccolavano dandole tutto l’amore di cui erano capaci, soffrendo insieme a lei e pregando incessantemente. Pur nelle sue sofferenze e difficoltà, la piccola conquistò tutti, anche il personale dell’ospedale che ogni giorno faceva tutto il possibile per aiutarla.
Furono giorni durissimi per Francesca e Salvatore, impotenti di fronte alla malattia della loro bimba, e in quei momenti sembrava ovvio chiedersi: “Perché proprio a noi?”. Fu allora che cominciarono a intravedere in quel percorso di sofferenza, un “progetto”, un' “opportunità” che gli veniva offerta e a cui, senza accorgersene, avevano già risposto “Sì”. In quei giorni recitarono il Padre Nostro chiedendogli solo di compiere la Sua volontà, anche se la speranza di portare Reby a casa, dove avrebbe potuto ascoltare le voci della sua famiglia, dove c’era un posto tutto per lei ad aspettarla, li accompagnava sempre.
Il 13 aprile 2013 Reby, nacque al cielo con accanto i suoi genitori.
Troppo difficile descrivere quel momento in cui l’essere che si ama di più al mondo giace senza vita davanti ai propri occhi; l’unica certezza per Francesca e Salvatore è stata la consapevolezza di aver accettato e compreso la volontà di Dio affidandosi totalmente a Lui e trasformando la sofferenza e il dolore in amore e servizio verso il prossimo.
Reby ha lasciato un grande vuoto, ma la vita dei suoi genitori è piena di lei. È grazie a lei che oggi hanno deciso di impegnarsi quotidianamente per aiutare quei bambini la cui vita è considerata inutile da molti medici; è grazie a lei che hanno scelto di mettersi al fianco delle famiglie che, come loro, sono state toccate dalla sofferenza, per asciugare le loro lacrime e riaprire il loro cuore all’amore.
Scrive Francesca: “Il dolore dunque si supera e, seppure si resta segnati da questa esperienza, ogni giorno ringraziamo Dio perché non potendo dare giorni alla vita di Reby abbiamo imparato a dare vita ai nostri giorni.”
La vita non è mai inutile, anche quella più breve e, l’esistenza di questi bambini “santi”, lascia segni indelebili che modificano il corso degli eventi.
A nove mesi dalla nascita al cielo di Rebecca, la sua mamma è rimasta incinta di Karola Marianna, segno tangibile della Vita che riapre alla Vita.
Se volete raccontarci la vostra storia
scriveteci a famiglia@ilcuoreinunagoccia.com
allegandola insieme al modulo liberatoria,
compilato e firmato, che trovate nella
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