Spina bifida
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Si sente dire:
“I bambini con spina bifida devono entrare nel protocollo di Groningen[1] per l’eutanasia post-natale poiché hanno gravi menomazioni della qualità della vita e soffrono indicibilmente”.
Anche qui ci troviamo dinanzi a un’affermazione che ignora totalmente l’evidenza scientifica. Nel 2007 il gruppo dell’Hospice Perinatale del Policlinico Gemelli ha pubblicato un’analisi su 163 casi di spina bifida dove, pur evidenziando le problematiche sfinteriali e ambulatorie, si metteva in evidenza una sopravvivenza di circa l’81% (Tab. 3).
Naturalmente, la consulenza è stata fatta in tutti gli aspetti, sia negativi che positivi, in modo tale da dare alle coppie la piena consapevolezza anche dell’impatto che la scelta dell’accoglienza del figlio avrebbe avuto sulla vita familiare e sociale. Inoltre, in molti casi, la consulenza ha anche presentato la possibilità di interventi prenatali entro la 25esima settimana per ovviare al danno di tipo biochimico che l’esposizione delle meningi e del midollo spinale (al contatto con il liquido amniotico) avrebbe comportato. È ovvio che non tutte le condizioni di spina bifida (mielomeningocele) sono candidabili per un intervento di chirurgia fetale aperta, tuttavia, sia l’intervento prenatale, sia quello post-natale, permettono di trattare ogni caso che si presenta con questa patologia in maniera personalizzata e con apertura di finestre di speranza per una buona qualità di vita.
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