Presentazione - Le cure prenatali - Opuscolo informativo
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Ho accolto con piacere l’invito del prof. Noia a presentare questo “opuscolo informativo”, che di opuscolo, in verità, ha solo il numero delle pagine, essendo invece ricco e denso di contenuti scientifici, spiegati in modo semplice ed efficace. Al contempo, vengono proposti percorsi di risposta alla diagnosi prenatale patologica, con una lettura umana di quei contenuti scientifici che esprimono pienamente quello che Sir William Osler amava dire ai suoi studenti di medicina "La pratica della medicina è […] una chiamata in cui il vostro cuore si eserciterà con la vostra testa in egual misura".
L’esercizio di cuore e di testa è proprio la chiave di lettura dei percorsi di risposta alla diagnosi prenatale patologica, e si trova espresso proprio all’inizio dell’opuscolo, nelle domande che ogni medico dovrebbe porsi, e che sono le domande della bioetica clinica: Come si fa ad affrontare una diagnosi prenatale patologica? Cosa è giusto fare? Cosa ha il dovere di fare il medico in tali circostanze?
Domande a cui si può rispondere solo dopo che si è diventati veramente competenti sul piano delle evidenze scientifiche e della buona pratica clinica ma anche sul piano antropologico, relazionale ed etico. E’ questa la sfida dell’etica clinica, i cui protagonisti sono proprio i clinici chiamati a prendere decisioni insieme con i loro pazienti, in un modello deliberativo di relazione.
Accompagnare con com-petenza e com-passione è a pieno titolo un atto medico ed etico che oltre a curare il bambino si prende cura della unità madre-bambino e che non fa più sembrare assurda la scelta di portare avanti una gravidanza di un feto con una grave patologia perché quel bambino “non è una diagnosi”.
Si tratta di una svolta culturale verso cui le mamme devono essere accompagnate ma prima ancora è una svolta culturale che deve investire tutte le persone che sono intorno a queste mamme. Innanzitutto le loro famiglie, che spesso sulla base di pregiudizi atavici non riescono ad accettare la realtà di una diagnosi prenatale patologica e spingono verso facili e rapide soluzioni. Vi sono poi i medici generalisti che troppo frettolosamente, per mancanza di esatte conoscenze scientifiche, orientano verso la scelta di interrompere la gravidanza, magari con la motivazione pesudo-umanitaria di “evitare una sofferenza alla donna”. Occorre pensare perciò anche ad una loro formazione in questo senso sin dai primi anni del corso di laurea in medicina. Anche i sacerdoti e gli operatori pastorali sono spesso a contatto con queste situazioni in cui sono chiamati a dare un consiglio, un orientamento, ed è importante perciò che conoscano persone e strutture dedicate a cui rivolgersi. Infine anche la società deve definire policy specifiche e allocare strutture e risorse che possano rendere “normale” per una donna continuare una gravidanza “con la possibilità per proteggere il proprio bambino, per concedergli una possibilità di cura o lasciargli vivere il tempo concesso”.
A tutti questi farà bene leggere questo opuscolo, perché le menti si aprano a ciò che spesso è semplicemente non conosciuto. Sapere che c’è una rete di operatori che è in grado di offrire un accompagnamento per queste gravidanze difficili, e che tante famiglie hanno già fatto questa esperienza e ne portano testimonianza, può aiutare a vivere con serenità anche le più gravi patologie prenatali.
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