Le riflessioni di Don Alfredo Ferlaino sulle letture della seconda domenica di Quaresima.
Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Mc 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Prima lettura
Il tema dell’amore di Dio sta al centro del messaggio cristiano. La Bibbia ci offre la testimonianza di un Dio che ama , che va alla ricerca dell’uomo per stringere con lui una relazione di amicizia e di alleanza … ma Dio non soltanto ama: Egli è un Dio che ha scelto l’uomo, ma anche l’uomo, a sua volta, deve scegliere Lui, preferirLo a tutto, rimanergli fedele …
Questo è il significato del sacrificio di Isacco nella vita di Abramo. Alla chiamata di Dio, Abramo risponde con fede: “Eccomi!”. In questa semplice parola c’è tutta la vita di Abramo. Egli è il servo di Dio, sempre pronto ad obbedirgli; è l’amico di Dio … La storia di Abramo è tutta racchiusa in queste parole: “Dio disse, ed Abramo rispose … sì”; e si noti che la risposta di Abramo (che è poi la sua fede) non è una risposta facile e tranquilla, ma è sottoposta continuamente alla prova; si appoggia solo sulla Parola di Dio. Abramo obbedisce sempre, anche se il comando di Dio (come oggi) è umanamente assurdo; non discute con Dio; accetta senza condizioni. Non capisce, non sa, ma si fida di Dio …
È questo il modello della nostra fede e della nostra risposta all’amore di Dio …
Vangelo.
La trasfigurazione e la gloria di Gesù, riferite nel Vangelo, rappresentano la meta e il termine ultimo della nostra esistenza. Ma come Gesù è arrivato alla gloria attraverso la sofferenza e la croce, così è anche per noi.
Con il battesimo Dio ci ha chiamati ad una vita nuova e ci destina alla gloria. Intanto, però, l’esperienza quotidiana sembra contraddire tutto ciò, anzi sembra confermare il contrario: siamo provati da sofferenze, schiavi del male, incerti del futuro; ma non dobbiamo temere, così come non temette Abramo, perché Dio non vuole la morte, ma la Vita. Anche se la strada che porta alla gloria passa per il calvario, la trasfigurazione è un raggio di luce che ci fa intravedere il sole che spunterà dietro l’orizzonte ...
Con questa fiducia e questa speranza, e con la fede e l’obbedienza di Abramo, che niente ha rifiutato a Dio, dobbiamo affrontare ogni sacrificio, che il tempo quaresimale, e la vita in genere, ci può presentare, per ricambiare a Dio quell’amore che Egli ci ha dimostrato con il sacrificio del Figlio.
Domandiamoci: “Siamo disponibili, come Abramo, agli inviti che Dio ci rivolge, oggi, in Quaresima e in genere nella vita? Siamo pronti a sacrificare a Dio ciò che abbiamo di più prezioso, come Abramo suo figlio? La fede per noi è un fuoco che brucia e ci spinge a risposte concrete, o è un possesso tranquillo? Il nostro sentimento davanti a Dio è di confidenza e di abbandono filiale, oppure di indifferenza?”
Ecco le domande che ci pone il tempo di Quaresima e la vita in genere … A noi la risposta …
Gocce di fede
a cura di Angela Bozzo