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Cara mamma ...

Cara mamma ...
 

Cara mamma,

il glicine del giardino immerso nel verde così stupendo, non si vede più da settimane ma, stamattina, il cielo è talmente terso, turchino, che la bellezza di questa luce inonda i fiori del terrazzo del vicino, dove un arcobaleno floreale di lilla e arancione e di altri colori viene illuminato dal sole: una meraviglia!

Che meraviglia la vita, che meraviglia la fede che ci dà occhi speciali per gustarla, che meraviglia tutto il tempo che Dio ci dà nell’esistenza e che, grazie a te e a papà Attilio, anche io ho ricevuto.

Tu porti il nome di un fiore di campo, semplice ma bellissimo: la margherita, e proprio guardando i fiori illuminati dalla luce del sole che sento nel profondo del cuore il desiderio di ringraziare Dio per avermi dato te, il dono della famiglia, il dono dell’amore, della vita e della fede.

Nei versi della canzone che ti ho dedicato nel 40° anniversario del vostro matrimonio, scrivevo: “non mi ricordo quando da bambino tu mi hai legato al cuore di Gesù; se sull’altare diventavo rosso vino tu mi dicevi di tornare su”; e questo risalire la corrente, io l’ho imparato dalla volontà con cui hai sostenuto la mia fede nelle tempeste e nelle avversità.

Madre mia, mamma mia, “mammina”, come ti ho sempre chiamato, sei tu che hai messo nel mio cuore la tenacia di “risalire” ma sempre chiedendo aiuto a Dio in un colloquio di preghiera e sacramenti con Lui che mi ha portato a trovare il terzo e più importante elemento da attuare nella mia esistenza di cristiano che è la carità.

La tua instancabile, perseverante e forte presenza nella vita della cellula familiare, mi ha comunicato l’amore per la difesa dei valori della vita e della famiglia. Ho imparato a difendere gli ideali per cui ho combattuto e combatto “Nell’inseguir la cosa che non muore”, come ho scritto in un sonetto a sedici anni, dalla forza morale e dalla passione con cui perseguivi e difendevi gli aspetti più semplici della vita di ogni giorno: l’educazione, il rispetto degli altri, dei più deboli, il dovere dello studio e dell’impegno.

Oggi festa della mamma, ti invio un mazzo di fiori, non rose o orchidee ma fiori di campo come il tuo nome, e col mio piccolo cuore ti invio il profumo del mio abbraccio, eterno, di riconoscenza al Signore e a te per il dono della vita. Pur nella nostra estrazione piccolo borghese, tu ci hai insegnato l’importanza della dignità, anche nel vestire. La gente del paese rimaneva stupita dinanzi al gusto e a l’eleganza dei completini che tu sceglievi per me da bambino e da adolescente. Ci hai educato al valore del sacrificio per ottenere grandi traguardi, nella presenza costante della famiglia alla Santa messa della domenica (benedetta Santa messa della domenica!).

Sempre vicino, anche nella scelta dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (“sarebbe bellissimo se tu potessi lavorare in questa università”), e il Signore ti ha concesso questa grazia che tu hai ottenuto non solo per me, ma anche per i tuoi nipoti che hanno avuto il dono di lavorarvi (il primo) e di prendere la specializzazione in ginecologia (il secondo).

Mentre scrivo questa lettera la bagno con grandi lacrime e il ricordo più bello è la tua benedizione scritta in occasione del mio 40° compleanno: “figlio mio, tante benedizioni per quante gocce di latte hai succhiato dal mio seno”, mi hai allattato per quattrodici mesi e tu mi dicevi che ero molto vorace: qual è il numero delle benedizioni?

Credo che questi sentimenti siano quelli di ogni figlio per la propria madre e questa universalità nasce dal fatto che il cuore di ogni madre è un oceano di amore che Dio ha messo nel corpo e nel cuore di ogni donna.

Con questa mia lettera voglio gridare al mio tempo di aprire, anzi, spalancare gli occhi del proprio cuore alla fantastica meraviglia della donna, della madre che dona la vita, si offre alla vita, soffre per la vita e dà gloria alla vita. La mamma è tutto questo. Il dono di Dio va contemplato e asciugato dell’effimero sentimentalismo perché si possa entrare sempre e solo in un vero sentimento di riconoscenza e di grande umiltà del cuore, per dire al Signore della vita, grazie.

Nel mio lavoro di medico e ginecologo ho incontrato e incontro migliaia di donne e di mamme. Per un istinto naturale, sia nelle situazioni normali che nella sofferenza e nella patologia, continuo ad abbracciarle e in quell’abbraccio mi sento abbracciato da te, mamma, dal viso dolce e sorridente come ti ho sognato giorni fa.

Adesso ho una certezza: vedendo incessantemente il volto di Dio e di sua Madre, tu continuerai ad aiutarmi a dispensare vita e amore, amore e vita, fino all’ultimo dei miei giorni: rimani per sempre

 

Mamma Margherita

 

Pino Noia

 

 

 

 

 

 

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