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Le Beatitudini: il messaggio rivoluzionario di Dio

Le Beatitudini: il messaggio rivoluzionario di Dio

 donalfredoCome molti di voi ormai sapranno, la nostra Fondazione, essendo di ispirazione cattolica, spesso propone spunti di riflessione sui temi della fede e della cristianità; abbiamo, quindi, pensato di condividere con voi un dono che ci è stato fatto, un testamento spirituale; quello di una persona che ha dedicato un’intera vita alla diffusione della parola di Dio. Parliamo di Don Alfredo Ferlaino, arciprete di Nocera Terinese, dove per 60 anni ha esercitato il suo apostolato presso la Chiesa di San Giovanni Battista in paese.

Si tratta di una raccolta di pensieri, appunti, meditazioni che servivano come preparazione alle omelie. Grazie alla sua famiglia, che li ha conservati e li ha messi a disposizione del Cuore in una Goccia, questi preziosi scritti potranno continuare ad essere strumento di diffusione del messaggio cristiano.

Una scrittura, quella di Don Alfredo, meticolosa, in cui la conoscenza teologica si accompagna, spesso, a considerazioni e parallelismi culturali più vasti, ma sempre finalizzati a coinvolgere i fedeli nell’omelia, accostando la realtà del periodo storico che stava vivendo, ai fatti narrati nei vangeli, e traducendoli in un linguaggio semplice che potesse arrivare a tutti; un’opera, la sua, frutto dell’amore per Cristo e del desiderio di dare compimento alla sua vocazione, diffondendone la Parola e mettendosi al servizio degli altri.

La storia di

Don Alfredo


 

Matteo 5,1-12

 

«Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

"Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi." »
 

Il Vangelo espone le otto beatitudini. Esse sintetizzano il messaggio programmatico di Gesù al mondo, rappresentano il manifesto del Cristianesimo e la carta costituzionale del Regno di Dio.

Attraverso le beatitudini il Signore si mostra un Maestro scomodo e inquietante, si mostra un rivoluzionario, uno che è venuto a turbare i sonni tranquilli degli uomini di mondo, a capovolgere la scala sociale, a rovesciare i potenti dai troni e ad esaltare gli umili, a saziare di beni gli affamati e a mandare a mani vuote i ricchi …

Il messaggio delle beatitudini è tutto il contrario di quello che predica e pratica il mondo. Con esso Gesù si pone contro il mondo intero … È il vero rivoluzionario e il vero contestatore del mondo!

E il mondo lo ha capito! Per questo gli nega una stanza per nascere e un letto per morire; per questo non lo accoglie, per questo cerca di liquidarlo per mano di Erode.

Ma il Signore doveva compiere la sua missione, affidatagli dal Padre, e nessuno poteva o doveva fermarlo … e la compie nella linea delle beatitudini. Prima pratica Lui e poi predica agli altri.

Fermiamoci alla prima beatitudine: Beati i poveri in spirito.

E chi più povero di Lui? Una grotta, una bottega, una croce: ecco i grandi mezzi di salvezza! I poveri, gli umili, gli oppressi, i malati, i peccatori sono i suoi abituali ascoltatori … e la mamma? Un’umile vergine d’Israele. Chi la conosceva alla corte di Erode?

E gli apostoli? Dodici ignoranti al cospetto dei dotti del tempo … eppure, con la potenza di Dio, quelle dodici nullità diventano dodici giganti, che trasformano il mondo da pagano a cristiano.
S. Paolo, scrivendo ai Corinzi, dice: “io, o fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai con sublimità di parola e di sapienza, ma vi predicai Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i Pagani” (1 Cor. 1, 23;2,1-5).
E i primi cristiani? Schiavi, poveri, gente di nessun conto.
Dice S. Paolo: “considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti, secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili …”
Questo è lo stile di Gesù, Figlio di Dio, nel Nuovo Testamento.
Questo è lo stile di Dio nel Vecchio Testamento.
Proprio nel Vecchio Testamento, Dio, per compiere le sue opere prodigiose, sceglie strumenti considerati insignificanti:
  1. sceglie donne semplici e deboli, per abbattere tiranni e riportare strepitose vittorie, mentre gli uomini, i forti, perdevano (Giuditta, Ester);
  2. sceglie donne sterili, per farle diventare madri di grandi uomini (Sara, la madre di Sansone, la madre di Samuele, la madre di S. Giovanni Battista);
  3. sceglie Giuseppe e Daniele, due poveri giovani, per confondere i sapienti di Egitto e di Babilonia;
  4. sceglie una piccola pietra staccata dal monte per abbattere una grande statua (Daniele 2,35-35);
  5. sceglie appena 300 soldati (di Gedeone) per sconfiggere un grande esercito.
Agli occhi degli uomini, Dio appare un Dio strano, un Dio dispettoso; sembra che voglia scherzare e beffare la gente … ma la ragione del comportamento di Dio è espressa da S. Paolo con queste parole: “Dio sceglie ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che è debole per confondere i forti, ciò che è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio … Chi si vanta, si vanti nel Signore.”
 
Questo è lo stile di Dio anche oggi.
Anche oggi Egli compie opere prodigiose con strumenti insignificanti, con uomini e donne poveri di mezzi e deboli di salute, e scarta i sapienti, i potenti e i nobili … pensate a S. Giovanni Bosco (festa 31 Gennaio), a Don Orione, figlio di uno spaccapietre, a Santa Maria Giuseppa Rossello, fondatrice di una congregazione religiosa che ha cominciato con una lucerna e due sedie.

Tutti hanno vissuto le beatitudini, soprattutto la povertà di spirito, e son diventati beati nel Regno dei Cieli, dopo aver realizzato grandi cose sulla terra.

Riflettendo su questi fatti, noi ci sentiamo forse piccini piccini, perché abbiamo avuto la presunzione di valere chissà che cosa, di affermarci dinanzi agli altri, di sbalordire la gente con le nostre trovate, e non abbiamo pensato che in questo modo e con questo sistema abbiamo rovinato e fatto fallire le opere di Dio!

Rivolgiamoci al Signore , e con tutta umiltà diciamogli: Signore dammi lo spirito delle beatitudini, dammi la povertà di spirito, spogliami del mio orgoglio, della mia presunzione e della mia sufficienza, dammi la fame e la sete della giustizia, dammi la purezza di cuore, perché io voglio vedere Dio e voglio essere beato nel Regno dei Cieli ”.

 

 

Gocce di fede
a cura di Angela Bozzo
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