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Testimonianza di Franco e Graziella

Testimonianza di Franco e Graziella

Testimonianza di Franco e Graziella

Primo Incontro Nazionale
Fondazione il Cuore in una Goccia

Dopo circa un mese dal primo ritiro della fondazione (il Cuore in una goccia), ansiosamente tanto atteso, questo ritiro, da parte mia e di mia moglie, come le sentinelle che attendono l’aurora, è nato dentro di me il desiderio di scrivere il mio pensiero su ciò che, nell’ascoltare le testimonianze delle famiglie, ha toccato il mio intimo più profondo, e cioè, l’amore di Dio che trascende, radicandosi nel cuore delle famiglie. Sì, solo l'amore di Dio può toccarci così in profondità, fino al punto di sentirti veramente amato e sollevato dalla sofferenza e dalla morte ontologica che la vita ci riserva in certi momenti. Senza l’intervento di Dio saremmo veramente schiacciati dalla sofferenza, dovuta ad una gravidanza patologica o, quando non c'è speranza di vita, alla perdita di un figlio che, come sappiamo, è il dolore più grande. È la grazia di Dio infatti che ci dona la luce, la speranza e la forza nel duro cammino della nostra vita.  È la grazia di Dio che ci apre gli occhi e ci fa vedere la grandezza e l’infinità d’amore che ha verso ognuno di noi, come se fossimo l’unica creatura. Solo Dio, che è l’umile bene, è capace di tramutare il male che ci travolge in bene, il dolore in gioia. Il Signore non si dimentica mai della sua creatura. Anche se un padre, una madre si dimenticasse di un figlio “Io”, dice il Signore, “non mi dimenticherò mai di voi”. Nel nostro dolore il Signore sente veramente il lamento del pianto della sua creatura, e come creatore ha compassione e profonda commozione, fino al punto da far fremere le sue viscere, ed ecco allora che interviene con tutta la sua tenerezza di padre, di madre, di figlio e di consolatore, venendoci a consolare, a liberarci ridonandoci la vita. E questo è quello che è emerso dalle testimonianze delle famiglie durante il ritiro della Fondazione. L’amore di Dio che si riversa nell’uomo. Io e mia moglie, come dicevo all’inizio, eravamo tanto desiderosi di questo incontro perché, il nostro cuore era già predisposto ad accogliere l’amore di Dio, per amare ed essere amati. Dentro di noi c’era tanto desiderio di amare gli amici e i fratelli in Cristo, che da un po’ di tempo non incontravamo. I tre giorni di incontro hanno voluto segnare momenti di comunione fraterna, di condivisione di sofferenze e di gioie, con saluti e abbracci che da parte nostra erano tanto sentiti verso i fratelli che già conoscevamo e poi verso quelli che il Signore ci a fatto conoscere, per poterli amare.  Tutto il signore ha organizzato bene a motivo di noi tutti. La presenza della Madonna (che si avvertiva) e la reliquia di San Padre Pio, attestavano la garanzia della preghiera di intercessione a Dio per noi tutti. La celebrazione della messa che ci ha dato la possibilità dell’ascolto di una parola di vita e il nutrimento eucaristico sono stati gli alimenti indispensabili che ci facevano pronti alla predisposizione del nostro cuore per poter ascoltare ed accogliere le diverse testimonianze delle famiglie che, come sempre, riescono a emozionarci ed a commuoverci. E poi scienza e testimonianza che si mettevano a fianco l’uno all’altro contemplando col cuore della fede le meraviglie ed i prodigi che il signore elargiva.  Tutto diventava preghiera di lode e di ringraziamento al signore. Ascoltando le testimonianze delle famiglie nella loro esperienza di vita, se da un lato traspariva il dolore che le aveva attraversate, dall’altro si vedeva il pianto liberatorio della grazia e della misericordia di Dio, che le aveva consolate, e liberate donandogli pace, gioia e serenità riprendendo vita. Quella vita che ci da più consapevolezza nel testimoniare che i figli sono doni santi di Dio, che la vita è sacra e va difesa sin dal concepimento e fino alla morte; che un feto, un embrione è una vita, è un figlio che va umanamente amato, che come tutti noi ha una dignità che nessuno gli può togliere, quale quella di essere creatura di Dio, con il sigillo di Dio, e se un figlio è ammalato, va curato ed assistito, e quando la speranza della vita viene meno va accompagnato con amore e sacrificio. Quel sacrificio che ci accomuna a Gesù Cristo sulla croce.  Il sacrificio che redime ogni sfortuna. Adesso il mio pensiero vuole essere un ringraziamento al signore, per tutto l’amore che ha elargito ad ognuno di noi. Il mio cuore ancora oggi è pieno di gioia e di vita, perché ha visto sollevare dalla sofferenza tante mamme e tanti papà che hanno accolto e vissuto la sofferenza di una gravidanza a rischio, e che oggi si sono aperti totalmente alla vita acquistando consapevolezza che un feto ammalato va amato. Santa Teresa di Calcutta lo definiva il più povero dei poveri. Con loro si è identificato nostro signore Gesù. Questi sono gli amici che il signore mi ha donato. Essi sono la sposa di Gesù, ed io mi sento di essere amico della sposa di Gesù. Noi tutti, in quanto chiesa, siamo “sposa di Gesù”; ora quando la sposa gioisce l’amico della sposa si compiace vedendola gioire.  Concludo ricordando a me stesso che l’amore è il pieno compimento della legge. Noi tutti siamo stati creati per servire il signore in santità e giustizia. Gesù ci ha lasciato il comandamento dell’amore, chiediamo l’umiltà al signore, e con dedizione a Lui, cooperiamo come Fondazione, alla difesa della vita nascente nella carità.  Certi della intercessione della Madonna, di P. Pio, S. Francesco e di tutti i santi.

 Franco e Graziella

 

Racconti di Vita
a cura di Anna Luisa La Teano
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