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Testimonianza di Elisabetta

Testimonianza di Elisabetta

A seguito dell’Incontro Nazionale di Roma del  14, 15 e 16 Ottobre, abbiamo chiesto, anche alle famiglie Cireneo, di scrivere le loro testimonianze raccontando, sulla base della loro personale esperienza, il senso profondo di  questa scelta di servizio e di aiuto verso prossimo e il percorso che li ha portati a rivestire tale ruolo.

Nel “libro virtuale” dei “Racconti di Vita”, apriamo, dunque, un nuovo capitolo a loro dedicato: la testimonianza del Cireneo.


Testimonianza di Elisabetta
 
1° Convegno nazionale Il Cuore in una Goccia - 15 Ottobre 2016
Giornata della consapevolezza del lutto perinatale
 
Sono Elisabetta di Roma, sono stata presentata come una delle famiglie Cireneo.
Quindi prima di tutto desidero ringraziare Angela per il profilo che oggi ci ha tracciato del  Cireneo, chi è e come opera nella fondazione, una vocazione tutta  da approfondire e vivere.

Sono vicina alla fondazione da quando è nata, poco più di un anno fa. Anche io, come tutte le famiglie Cireneo, ho detto il mio “sì” il mio “fiat”:  ho messo la mia mano di  figlia piccola in quella del Padre e l’altra mano in quella della Madre, Maria, nella certezza che loro mi avrebbero condotto e che la mia parte era quella di seguirLi in questa nuova Avventura d’amore accanto ai Fondatori del Cuore in una goccia.

In questo anno cosa ho constatato personalmente nella mia vita?
Come ho cercato di essere vicina alla fondazione?
Prima di tutto ho compreso due cose:
 
 
  • “Cireneo” non ci si improvvisa. E’ Gesù che ci prepara ad esserlo.        Proprio in questi giorni ripercorrendo alcuni episodi, tappe importanti della mia vita, dall’infanzia e soprattutto della mia giovinezza,  mi sono accorta di come Dio mi ha preparata per far parte di questo progetto d’amore che è il Cuore in una Goccia.
  • “Essere Cireneo” è un dono. 

Come per il Cireneo è stato -in verità- un onore essere obbligato a portare la croce pesantissima di Gesù straziato, una grazia incalcolabile che lo ha reso una figura di cui si parla ancora oggi dopo 2000 anni. Così  per noi. Ma se è un “dono di Dio”, allora essere Cireneo è anche “semplice”! perché l’iniziativa è di Dio. E non ci schiaccia il peso del nostro compito.

Per questi due motivi “essere Cirenei”, l’essere vicini al Cuore in una goccia, è una cosa seria. Non per me, perché io sono un niente, proprio un nulla, è molto seria perché Dio è all’opera.

E’ Lui che “fa” e  che ci fa incontrare, il nostro compito è essere attenti a cogliere il senso di quanto ci accade, ad accogliere e a mettere a disposizione, quando è possibile, con generosità i nostri poveri talenti.

A testimonianza di ciò condivido alcuni piccoli fatti che mi sono successi in questi mesi:

  • Nel marzo 2015, in occasione di una presentazione fatta a Roma, acquistai il libro di testimonianze “Il profumo di Padre Pio” scritto da Angela Bozzo (terza fondatrice del Cuore in una goccia). Quella notte lo lessi d’un fiato, cosa straordinaria per me che da più di vent’anni non riuscivo più a leggere nulla senza stancarmi o annoiarmi  a tal punto da dover abbandonare immediatamente qualsiasi libro, pur buono, che mi veniva regalato o consigliato. In quei semplici volumetti ogni parola era vita, una sequenza di “fatti” che esprimevano una fede, una speranza ed una carità  cristalline.
Di lì a poco scoprii che il ricavato della vendita dei due volumetti, parte prima e parte seconda, veniva destinato all’aiuto di diverse famiglie povere della Calabria che Angela stessa insieme alle persone del suo cenacolo di preghiera, segue. Fu una ragione ulteriore che mi spinse a regalare per le feste o per altre ricorrenze a tante amiche  i due volumetti per far condividere con loro “la perla” che avevo trovato. Il Signore mi ha aiutata: sia a Roma che a San Giovanni Rotondo con entusiasmo ho raccolto una bella sommetta, una gocciolina d’aiuto per queste famiglie nel bisogno.

  • Nell’agosto 2015 mentre ero in ferie fui, più che invitata, “costretta” a partecipare all’incontro privato tra il Direttore di un grande e prestigioso Polo Ospedaliero italiano e i miei genitori, benefattori di quella struttura. Naturalmente essendo una semplice spettatrice del colloquio, tacevo godendomi l’incontro in un atteggiamento di rispettoso riposo. Ma ad un certo punto, le antenne dell’animo si raddrizzarono: questo importante Direttore, ponendosi su un piano  personale, ci svelò di non essere settentrionale, bensì calabrese e ci mise a parte del suo sogno nel cassetto: fare qualcosa di utile, naturalmente in campo sanitario, per la gente della sua amata e sofferente terra natale. Rompendo ogni remora ed  indugio, gli raccontai che ero di ritorno proprio dalla Calabria! dove avevo avuto modo di frequentare i tre fondatori della nascente fondazione Il cuore in una goccia, tutti e tre calabresi, e che il suo sogno nel cassetto in piccolo l’avevo già visto realizzato in uno studio medico-poliambulatorio tenuto dal Prof. Noia e da altri specialisti. Da lì passai a presentargli molto brevemente lo scopo e gli ambiti della fondazione. Mi ascoltò con un’attenzione davvero speciale e accomiatandoci mi disse che sperava di rivedermi presto per conoscere il Prof. Noia e per verificare con lui qualche possibile attività in sinergia. E così avvenne nell’aprile 2016 e si misero le basi per iniziare a pensare  un Hospice Perinatale in quel Polo Ospedaliero.

  • Una delle prime esigenze organizzative collaterali,  dei fondatori fu la creazione di un sito web. Ho sentito il dovere di mettere a  disposizione un po’ di esperienza contribuendo alla elaborazione della mappa logico-concettuale, scheletro strutturale, della prima e della seconda versione del  sito Il Cuore in una goccia.

  • In marzo il prof. Noia, concordemente con Anna Luisa ed Angela, mi chiamò per chiedermi di coordinare la presenza del Cuore all’interno una originale manifestazione a cui era stato invitato “Villaggio per la Terra. Vivere insieme la Città, Roma in Mariapoli” organizzata “allo scoperto” -nel cuore di Roma a Villa Borghese- da Earth day e il Movimento dei Focolari. Una coincidenza: ad invitare Noia era stata direttamente la dottoressa A.T., una dei responsabili dell’evento nonché sua  stimata collega, ma nel contempo anche carissima amica mia e della mia famiglia, da alcuni decenni!
Potete immaginare l’emozione quando mi trovai a dover scrivere a questa amica di vecchia data a nome della Fondazione! Avvertii anche in questa occasione la presenza di un “Regista” che tesseva la trama dell’opera (reale non teatrale) della nostra vita come solo Lui sa fare. Questo mi diede maggiore serenità e libertà per prendere contatto diretto, per la prima volta, con le famiglie-testimoni della fondazione per i vari aspetti organizzativi. Un dono particolare per me fu il poter vivere i giorni della preparazione e quelli della manifestazione insieme a due di queste famiglie scelte per  raccontare la loro forte esperienza, all’interno di una sezione dedicata alla presentazione di  alcune realtà associative romane e nazionali di valore. La testimonianza che diedero fu molto sentita  dai numerosi presenti.

Questa prima “uscita a vita pubblica” nella città di Roma del Cuore in una goccia è stata segnata -nella sorpresa generale- anche dalla venuta imprevista (in forma privata) del Santo Padre Papa Francesco. Il prof. Noia ed Anna Luisa Lateano (due dei tre fondatori), alcune famiglie testimoni e  cireneo presenti in quel momento, hanno avuto modo di ascoltarlo da vicino e di ricevere la sua solenne benedizione.

  • In aprile L., che fu testimone di nozze di mio marito,  espresse il desiderio di venirmi a trovare, cosa insolita per noi donne romane abituate ad una vita assolutamente frenetica che non ci lascia spazio per “farci visita” anche a causa delle grandi e trafficate distanze da percorrere per raggiungerci.

La accolsi e, sapendo di farle piacere, le chiesi di suo figlio, della nuora e del bimbo che aspettavano… di lì a poco cominciò a piangere: il giorno prima avevano perso il bambino.  La nuora non aveva moderato né gli orari stressanti né le modalità rigide di lavoro e nel pomeriggio si era sentita male. L’avvenimento della morte del bambino era stato preso come una cosa naturale senza peso era importante andare avanti e dimenticare il prima possibile quel brutto avvenimento,  dal racconto traspariva una non-consapevolezza della nuora, per quel lutto.  Invece davanti a me la “nonna mancata” piangeva, condivisi nel silenzio il suo dolore. Ad un certo punto, però, mi ricordai quanto era successo proprio il giorno prima, nel primo pomeriggio:  mi ero sentita spinta a fermare ogni altra attività e pregare il Rosario, uscendo fuori di casa in giardino per essere vicino alla natura (cosa assolutamente insolita) avevo preso un opuscolo “Il Rosario per la vita” che mi era stato regalato qualche giorno prima, ma che non avevo avuto modo nemmeno di sfogliare e mi feci guidare –pregando- dalle brevi meditazioni ivi contenute. Al termine, con la sensazione di non aver fatto ancora tutto, avevo sfogliato quel libricino fino in fondo trovando la “preghiera di riparazione per i bambini abortiti” e l’avevo recitata.

L. mi abbracciò molto consolata dal legame di questi eventi,  pur vissuti “a distanza”.
Compresi che la preghiera per i bimbi che non riescono a vedere la luce terrena, e per i loro genitori, è necessaria.
 
  • I primi di maggio una mia amica di vecchia data, invitata a condividere un momento di preghiera a casa, mi chiese inaspettatamente se poteva venire insieme ad una sua nuova conoscente! Quando A.M. arrivò espresse, a me ed al gruppo di persone presenti, il suo stupore perché aveva scoperto il legame di fraterna amicizia tra me, la mia famiglia e il prof. Noia e che facevo parte della neo-fondazione Il Cuore in una goccia di cui scopriva in quel momento l’esistenza. E ci raccontò la sua storia di mamma intrepida: il suo ultimo figlio, F., era stato salvato proprio dal prof. Noia, interpellato il giorno di ferragosto (mi sostenne con fermezza e dolcezza a lungo al telefono come se non avesse altro da fare e quelli non fossero i suoi rarissimi giorni di riposo), l’unico medico  che davanti alla sua toxoplasmosi di livello molto elevato non le aveva prospettato l’aborto e che l’aveva guidata in un percorso fino alla nascita di suo figlio, che nacque sano come un pesce. Tra i presenti a casa c’era anche mio cognato, P.D. caporedattore Rai1, che la invitò a donare la sua testimonianza nel suo programma “Dialogo”, rubrica del sabato mattina del TG1. Perché la puntata che stava preparando, per una originale “coincidenza”, era incentrata proprio sul tema della maternità! Invitai poi A. M. ad un evento artistico di beneficienza del Cuore in una goccia dove poté ritrovare e salutare il prof. Noia come lei desiderava da tempo senza averne avuto mai il modo. Infine da donna-imprenditrice, concreta ed operativa quale è,  mi chiamò per chiedermi  i dati della fondazione per poter devolvere il 5x1000 e coinvolse in ciò altre tre amiche.

  • Per lavoro, nel settembre 2015, avevo partecipato ad una piccola manifestazione di quartiere, poteva sembrare una perdita di tempo (ed effettivamente sul versante del lavoro non portò alcun risultato), ma dato che si trattava di fare il mio dovere e quindi la volontà di Dio, cercai di presidiare al meglio il mio stand, di aiutare a tenere pulito il piazzale dove eravamo ospitati e di dialogare con le persone degli stand vicini al mio e con quanti si fermavano a chiedere informazioni come se stessi facendo la cosa più importante al mondo. Ad un certo punto si fermò una coppia, lui P., avvocato, lei D., ex insegnante.  L’accolsi,  ma probabilmente per qualcosa che mi dissero mi sentii spinta a parlar loro della allora neo-nata fondazione il Cuore in una goccia. Quando sentirono il nome del presidente trasalirono sorpresi e mi dissero che conoscevano bene il prof. Noia,  non solo perché lei era stata seguita da lui per le sue gravidanze ma soprattutto perché erano amici intimi di una paziente del Professore deceduta poco tempo prima, a lui fraternamente legata da forte esperienza personale di fede e di malattia, tanto che questa amica aveva scritto una toccante poesia sulla vita, dedicandola proprio a Noia.  

Poco tempo dopo feci da ponte per farli rincontrare in occasione di un incontro di formazione per alcune coppie tenuto da Noia.

In seguito  l’avvocato mi chiamò esponendomi una proposta: per il suo 70° compleanno aveva pensato di farsi  regalare dai numerosi amici piccole quote da mettere insieme e da donare per una famiglia nel bisogno assistita dalla fondazione il  Cuore in una goccia. E così fu l’8 maggio 2016.

  • In questi mesi spontaneamente ho fatto conoscere l’esistenza del Cuore in una goccia a diverse persone con cui sono in contatto con un’attenzione speciale alle amiche e amici  infermieri e medici e alle carissime amiche o semplici conoscenti portatrici di una sofferenza legata alla maternità, ad un aborto anche spontaneo,  ad un figlio gravemente malato o che ha raggiunto la Casa del Padre appena nato o in culla o in giovane età.
Anche per questo  mi sono resa conto che nessuno di noi può dire “io non c’entro” perché ciascuno di noi in modo naturale, senza dover fare cose eccezionali, è a contatto con pediatri, ginecologi, psicologi, altre donne, altre famiglie e quindi ciascuno di noi può diffondere la buona notizia: la vita è un dono! All’aborto c’è una alternativa!  Per il tuo dolore di madre e per il tuo dolore di padre esiste una casa, il Cuore in una goccia.
 
Elisabetta
 
 
Racconti di Vita
a cura di Anna Luisa La Teano

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