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Considerazioni sul modo di agire di Dio

Considerazioni sul modo di agire di Dio

DonAlfredo

Come molti di voi ormai sapranno, la nostra Fondazione, essendo di ispirazione cattolica, spesso propone spunti di riflessione sui temi della fede e della cristianità; abbiamo, quindi, pensato di condividere con voi un dono che ci è stato fatto, un testamento spirituale; quello di una persona che ha dedicato un’intera vita alla diffusione della parola di Dio. Parliamo di Don Alfredo Ferlaino, arciprete di Nocera Terinese, dove per 60 anni ha esercitato il suo apostolato presso la Chiesa di San Giovanni Battista in paese.

Si tratta di una raccolta di pensieri, appunti, meditazioni che servivano come preparazione alle omelie. Grazie alla sua famiglia, che li ha conservati e li ha messi a disposizione del Cuore in una Goccia, questi preziosi scritti potranno continuare ad essere strumento di diffusione del messaggio cristiano.

Una scrittura, quella di Don Alfredo, meticolosa, in cui la conoscenza teologica si accompagna, spesso, a considerazioni e parallelismi culturali più vasti, ma sempre finalizzati a coinvolgere i fedeli nell’omelia, accostando la realtà del periodo storico che stava vivendo, ai fatti narrati nei vangeli, e traducendoli in un linguaggio semplice che potesse arrivare a tutti; un’opera, la sua, frutto dell’amore per Cristo e del desiderio di dare compimento alla sua vocazione, diffondendone la Parola e mettendosi al servizio degli altri.

La storia di

Don Alfredo

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Luca 18,6-8

«E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

S. Luca vuole rispondere a tutti quelli che, al tempo suo, si lamentavano del ritardo di Dio nell’intervenire a sanare situazioni ritenute intollerabili. Evidentemente, ai tempi di S. Luca, ci dovevano essere già alcuni tra i cristiani, che avevano perduto la fede, perché la “parusia”[1] tardava a venire, il Signore risorto non aveva cambiato la situazione del mondo, gli anni passavano e niente migliorava …

A tutti costoro S. Luca rispondeva dicendo di attendere con fede e pazienza, che la giustizia di Dio sarebbe venuta, anche se tardava, che di Dio ci si poteva fidare, che bisognava credere, nonostante tutto …

Oggi la situazione si ripete: molti nostri contemporanei provano la stessa delusione, quando vedono che Dio non interviene proprio quando ce ne sarebbe bisogno (terremoti, catastrofi, alluvioni, guerre, olocausti, ingiustizie, sequestri, omicidi, ecc.); e finiscono col convincersi che Dio non esiste o non è quel Padre buono e provvidente, come lo predica la Chiesa …

Certo, il silenzio di Dio, o il suo ritardo, è impressionante, ma non ci dobbiamo scoraggiare. L’angoscia che provano oggi tante persone dinanzi a certe tragedie, l’ha provata pure Gesù sulla croce, quando ha gridato: “Eloì, Eloì, Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Mc. 15,34). Ma Dio non lo aveva abbandonato, gli era vicino, com’è paternamente vicino e solidale con tutti coloro che soffrono. Egli non ci esonera dal dolore (non lo ha fatto neanche con suo Figlio), ma c’insegna a valorizzare il dolore, che, se accettato umilmente e pazientemente, può diventare strumento di salvezza e di redenzione per sé e per gli altri…

Dio agisce così, perché il suo disegno di salvezza è quello di lasciarci soli a combattere e a subire, certi che Egli fa “suo” il nostro dolore, lo condivide e vi partecipa, com’è avvenuto per il dolore del Figlio suo, badando però sempre alla redenzione e alla salvezza dell’umanità.

Mistero grande questo del dolore, ma anche una verità di fede: siamone certi!


[1] Indica la venuta di Gesù alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio.

 

 
Gocce di fede
a cura di Angela Bozzo
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